domenica 27 dicembre 2009

IL TRAILER



Il film che ha sconvolto i suoi interpreti.
Prossimamente su questi schermi.

mercoledì 16 dicembre 2009

FINZIONE E REALTA'

Spinto dal desiderio di rivedere amici dopo mesi di distanza li ho raggiunti a Firenze, città che trasuda storia da tutte le finestre e delle cui dimensioni loro sono diventati padroni in questo bienno di studi. Per un pò mi pento di aver scelto la vita universitaria nella sporca metropoli, poi al grido di Roma Caput Mundi mi tornano alla mente i concerti, er Colosseo e le frotte di turiste straniere che accoglie e allora smetto di invidiare.

Il soggiorno si è consumato nella pittoresca abitazione di Andrea e mentre fuori infuriava il freddo, i giovani e Il Teatro degli Orrori capitato casualmente in città la sera della mia venuta, noialtri abbiamo chiuso la porta dell'appartamento per riaprila da qualche altra parte.
A Parigi magari. E' lì che abbaimo conosciuto un archeologo alle prese con un fantasma e un esperto di fantasmi alle prese con un archeologo, che abbiamo trasformato portici rinascimentali nello sfondo di una commedia inglese del secolo scorso e che siamo rimasti affascinati dalla'occasionale carica emotiva trasmessa dalle nostre amatoriali interpretazioni.
L'alba ci ha visto infilarci nel letto stanchi di aver riso ore intere e io, riposato per ora di pranzo, non ho potuto far altro durante quella giornata che intrattenermi a parlare con Andrea di fronte all'orologio della stazione di Santa MAria Novella in attesa del treno di ritorno.
Immerso nell'universo di un libro durante il viaggio a ritroso verso una realtà diversa, mi sono fermato tra un capitolo e l'altro a riflettere su cosa mi avrebbe riservato Firenze se non avessi deciso di farmi accompagnare dalla videocamera.

Quando sono tornato ho visto sangue sulla faccia di Berlusconi. Mi ha infastidito che la mattina Sky Tg24 propini assassini e vertici di politici chiacchieroni, mentre appena mi distraggo succede qualcosa di eccitante.
Per primo ho provato divertimento, quel vigliacco senso di rivincita che molti italiani devono aver provato grazie al gesto di Tartaglia. Quindi ho provato il rimorso della vigliaccheria.
Parlandone all'univeristà una mia amica mi ha sorpreso con l'ipotesi (dopotutto comune a quello che siamo abitutati a vivere) che l'aggressione fosse parte di un montaggio allestito al fine martirizzare il presidente in un periodo di crisi e di poter chiamare istigazione all'odio l'opposizone delle sinistre (nessuno, neanche il presidente stesso, avrebbe di istinto pulito il sangue dalla faccia del ferito, tutti avrebbero aspettato che il premier si mostrasse alla folla per portarlo in sicurezza da una zona divenuta calda dopo un gesto che avrebbe potuto essere il diversivo per un attentato). Allora ho provato disgusto e pena per l'Italia.

Zap

Vi auguro di aver provato almeno una volta la sensazione che la vita fosse scritta per voi, anche solo grazie ad una piccola coincidenza. Ero come al solito a cantare da solo e a battere su tutte le superici metalliche della cucina allorchè Adriano era a cena fuori; l'euforia mi provacava felicità e pensieri crudeli riguardo la scelta di adoperarmi a disegnare ore e ore della mia esistenza in Autocad piuttosto che creare melodie sulle percussioni di un mestolo, quando ho pregato il Signore di programmare in Tv il film adatto al fomento, che tanto sapevo già di essere così in me da non riuscire più a tracciare una sola polilinea quella sera.
E il mio dio mi ascolta e colora i pixel con le immagini e i suoni di Dancer in the Dark. Cioè. Dancer in the Dark.
Durante il processo che la condannerà alla forca Selma, col sorriso di un'eccelente Bjork, sogna di ballare con i giurati, le guardie e gli avvocati, e con il suo adorato Novy, professionista dei Musical, quei film dove, dice Selma, "...non succede mai niente di terribile".

"And I will always be there, to catch you."
"Yeah you will always be there, to che-è-é-E-etch-mee...!"


Spesso penso che il mio posto nel mondo si trovi nella mia testa.










SE QUESTO E' UN U
OMO.






SE QUESTO E' UN UOMO.





SE QUESTO E' UN UOMO.

giovedì 12 novembre 2009

AGGIORNATO E VARIO COME LA HOMEPAGE DI FACEBOOK











Mauro mentre lava i piatti mi svela un segreto: abbiamo perso qualsiasi sensibilità nei confronti delle tragedie di questo pianeta, il telegiorniale ci propina morti in guerra e adolescenti spalmati sui guard-rails mentre, verso le 13.00-13.30, seduti attorno ad un tavolo mastichiamo rigatoni a sugo e ci poniamo il quesito (fondamentale per noi italiani) che si chiede se la cottura in pentola della pasta l'abbia scotta troppo, oppure se invece no.













In giro con i ragazzi di Campobasso per la Via del Corso, strapiena di ragazzi e famiglie che si possono permettere e vogliono tutto, dal pantalone cinese al portachiavi di quei rompicoglioni dei ragazzi usciti dal carcere, ho seguito sorridendo la loro ricerca di scarpe e abbigliamento nuovo, e quando uno di loro si è realizzato comprandone un paio da ginnastica che lui stesso (dopotutto campobassano) ha definito estive, io non ho potuto che benedire il mio odiato isolamento adolescenziale a causa del quale mi trovo ora a portare caldi e impermeabili anfibi di pelle, così rari che io mi chiedo perchè loro debbano viver male per sottostare alle ingiustizie della moda.













Ho perso la voce l'11 a sera; dopo il concerto de Il Teatro degli Orrori abbiamo atteso i musicisti all'uscita che ubriachi come molti del pubblico, hanno allettato i fan con fotografie da appendere su facebook.
















Sono diviso sulla questione assunzione stupefacenti e alcool: fino a qualche giorno fa ne facevo sporadicamente uso durante feste con amici e in quelle rare occasioni mi compiacevo della demenziale goliardia da risata facile; poi ho deciso di rimanere a guardare da lontano quei coglioni che ne facevano uso, e che poveri di argomenti, ne facevano il centro di ogni scambio sociale o ricordo di scambio sociale; Ma
oggi mi sono accorto di come fosse esuberante anche gridare le parole de Il Teatro degli Orrori durante il concerto: non ho cercato anch'io in quella maniera l'esagerazione, il piacere dell'esagerazione e l'autodistruzione coscente? Adesso mi ritrovo una gola incapace di parlare non diversa da un cervello incapace di pensare; quello magari gode di una nobiltà superiore nella scala degli organi umani, ma sempre di pezzi del mio corpo si parla.
Mi fermo a riflettere... se ne vada affanculo Uochi Toki e la sua orgogliosa verginità da stupefacenti.















A Treviso ragazzi liceali guadagnavano soldi con uno spaccio organizzato di ketamina, cocaina e quant'altro; le ragazze di prostituivano per ottenere soldi.
L'articolo su L'Espresso entrava pericolosamente nei dettagli dei modi del commercio e dei costi delle droghe. L'ho denunciato in un'e-mail alla rivista, ma a distanza una settimana ancora non mi arriva la notifica di lettura.
Vorrei che il mio allarmismo fosse solo figlio di una sciocca, neonata, apprensione per le disgrazie di questo nostro intorno.


Jacopo ha appena parlato con Il Teatro degli Orrori che ha detto:

"PER SEMPRE COSA? GUARDATI INTORNO E DIMMI SE C'E' QUALCOSA CHE POSSA MAI DURAR PER SEMPRE TUTTO QUANTO E' DESTINATO A SCOMPARIRE E' QUESTA UNA SOCIETA' CADUCA CHECCHE' NEDICANO MARX O WEBER GESU' GIUSEPPE E MARIA ABBIATE PIETA' DELL'ANIMA MIA NON SI VIVE OGNI GIORNO NON SI PUO' MORIRE SEMPRE"
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Uno Qualsiasi: ... muahauahauahauah ... sIeTe I mEjO!!! XD !!!

martedì 20 ottobre 2009

NUOVO ESPERIMENTO

Trasposizione audio di un estratto da un affascinante romanzo. Ho voluto dar voce a due meravigliosi personaggi nel momento del loro primo incontro.

Buon ascolto.

giovedì 10 settembre 2009

RESPIRO UN'ARIA DIVERSA


E' tornato anche Adriano a Rocca Priora, e mi sono deciso a pensare che l'estate è finita.

L'autunno è entrato nelle mie narici assieme al suo deodorante (necessario per lui, sono contento che abbia un profumo così forte).

Ma già la temperatura calante me lo annunciava; ho guardato alle maglie colle maniche lunghe nell'armadio, ai jeans, alle felpe. Ho pensato al loro caldo abbraccio e ho ricordato come avessero riscaldato i miei desideri degli inverni passati, come avessero rappresentato la mia armatura.

Ho pensato a quanto è bello l'autunno, a quanto è bello l'inverno. Sanno di caldo del termosifone, di amici attorno ad un tavolo, dei parenti a Natale: insomma quanto fa freddo si sta tutti assieme, si cerca il calore umano (e ci si scambia germi di suina).

E quanto son belli gli amori d'inverno?
Lo sguardo non può scivolare sulle curve lasciate indifese d'estate, si ferma sull'unica parte nuda del corpo: la testa, il viso. L'amore invernale si cerca tutto nelle parole, e si carica di desideri maturati nell'attesa di spogliare un cappotto, una felpa, una maglietta.

...ad alcuni di noi attende un inzio di Ottobre very rainy, della serie che ce lo andiamo a cercare ma non vediamo proprio l'ora di trovarlo...


Lasciamoci accarezzare da questa brezza.



(Sarà contento Balduzzi che sono tornato a raccontare, come una volta.)

venerdì 4 settembre 2009

ISTINTO PRIMITIVO

Mamma mi ha fatto provare una collana. Tutto il resto è venuto da solo.

lunedì 24 agosto 2009

PUNTATA PILOTA?

Ispirato dall'ebbrezza post-visione di Molin Rouge! (da cui ruba la colonna sonora). Filmato e montato durante la preparazione all'esame di Storia dell'architettura, sul cui risultato ha influito in larga parte, nel tempo di 2 giorni e due notti di stentato sonno; all'oscuro dei coinquilini che beati ignoravano la camera messa a soqquadro, per non parlare del fantoccio che ha dormito serenamente sul mio letto. Disseminato di riferimenti alla mia vita più o meno privata che alcuni potrebbero non cogliere. Pensato per essere l'inzio di una serie probabilmente diffusa tramite Facebook.

Mai reso pubblico fino ad ora. Abbiatene pietà, c'è un pezzo del mio cuore qui dentro.

Certo, se poteva fa mejo, ma insomma proprio 18 non lo volevo pijà all'esame...

domenica 9 agosto 2009

IL VOTO INFRANGIBILE?

Liberissimamente tratto da: Harry Potter e il Pincipe Mezzosangue. Capitolo 2: Spinner's end.

giovedì 6 agosto 2009

RADIODRAMMA?

Liberamente tratto da: Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Capitolo 2: Spinner's end.

domenica 26 luglio 2009

BUT I AM THE CHOSEN ONE


Non mi fa piacere che sia stato deciso di affidare tutti gli ultimi capitoli su pellicola di H.P allo stesso regista. Amavo l'idea che ogni film fosse interpretato da un diverso direttore dei lavori, si poteva dire "questo è bravo, ha avuto belle idee, mi piace il suo stile, oppure "è proprio un cane, non ha capito cosa volevamo".

Chris Columbus aveva mostrato agli occhi di noi ragazzini emozionati dall'idea di VEDERE Harry Potter e la sua storia sul grande schermo, un mondo di luci, di cose brillanti e carine, una favola dove il bene e il male siedono a due tavoli opposti. Insomma, aveva ridotto a film il libro dell Rowling come avrebbe fatto uno sfegatato fan 14enne: in modo del tutto scontato e stucchevole.
Certo è al lui che si deve la definizione del modo visivo di H.P. A lui si devono persino gli attori.
Alfonso Cuaròn con la trasposizione del terzo capitolo si era potuto muovere in un mondo più oscuro, ma aveva pure imboccato la via oscura che, tra slalom improbabili, porta inventare senza giustificazione episodi estranei alla trama e del tutto stupidi, una malattia che pare non trovare ancora cura (chi non ricorda la "testa parlante" che anima il viaggio nel Nottetempo...Non c'è da stupirsi se "l'invenzione" non ha avuto seguito negli altri episodi).
Mike Newell mi aveva rapito con i suoi tempi cinematografici perfetti, il montaggio, la sceneggiatura, e rimane l'unico ad aver messo una firma su un film about Harry. E poi ragazzi, nel quarto capitolo son tutti dei gran fighi, tutti coi capelli lunghi cazzo!

Ora ci ritroviamo Dadiv Yates a detenere il possesso della bacchetta, a dettarci il modo in cui DOBBIAMO vedere Harry Potter.
Il suo quinto episodio, è, a mio parere, no. Una compressione della storia dentro una scatola animata da scelte sbagliate, e da una tempistica deplorevole, apparte alcune eccezioni.
Ma, a quanto pare, anche i registi affermati possono imparare. Tanto è vero che il film tratto da "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" sembra diretto da uno diverso da Yates.

L'avete visto. E' bello. La storia scorre sobria tra uan scena e l'altra, con continuità, neanche le musiche osano interromperla. I tempi sono giustissimi, e i dialoghi adatti. Non c'è nulla di più Giusto di questo film.

Attenti che giusto non è sinonimo di eccellente: il film fa il suo lavoro senza pregi, se non quello di essere piacevole. I difetti fanno capolino quando il film decide di ammalarsi di Tantopeffàite, malattia di cui ho parlato in precedenza, e compaiono episodi come quello di apertura, con la cameriera vogliosa della bacchetta di Harry, o quello dell'incendio alla Tana. ...episodi inutili che rubano tempo a scene più importanti decapitate dalla sceneggiatura.
Non mi van giù neanche le scorciatoie alla trama...per esempio, perchè Luna trova Harry sul treno? Perchè non Tonks che comunque vedremo più tardi??

Bravissimo Jim Broadbent nella parte di Lumacorno; ho capito solo a metà film che si trattava dell'attore recitante in Moulin Rouge, l'ho capito dalla voce, perchè ho seguito "The Half Blood Prince" in inglese; questo perchè sono andato solo al cinema, visto che non trovavo nessuno ad accompagnarmi...!
Radcliffe invece fa cagà, come sempre.

Ma lasciamo perdere i pettegolezzi sul film che non abbiamo più 14 anni. Lasciamoglieli i petteglezzi a quelli di 14 anni, e di 15 e di 16 e così via; la cosa più bella di tutta sta storia, il merito più grande che va alla Rowling, non è l'aver inventato una storia (perdipiù frugando nella comune tradizione epica e favolistica), ma averla fatta conoscere a molti giovani, che hanno comprato tutti e sette i libri e che poi forse se ne sono fatti comprare anche altri, e che magari in un pomeriggio hanno trovato il coraggio di leggere tutto il Consiglio di Elrond, e si sono salvati dalla tele-o ormai pc-dipendenza.
Io stesso scoprii Harry perchè mia madre si preoccupò del mio attaccamento ai videogiochi e mi invitò a leggere.

Quindi dai, vivano le molteplici espressioni di Harry, non ci importa se la decisione di dividere in due film il settimo e ultimo capitolo è solo una manovra economica da milardi di dollari!
A noi importa solo che Harry ci faccia continuare a pensare, immaginare, e soprattutto, a parlare.

A proposito...Voi che ne pensate del film, dei film, dei libri, della Rowling, della Watson...?

martedì 7 luglio 2009

IRON MAN


Ieri sera riscladavo la peperonata preparata ai mia nonna, e mentre aspettavo scorrevo i canali di Sky per trovare il programma che mi avrebbe allietato durante il pasto, unico momento in cui mi concedo la televisone; usufruisco del lusso del servizio seguendo documentari, notiziari e buoni film, e mi chiedo come chi non ha la fortuna o il desiderio del satellitare si accontenti di quella tv-spazzatura vomitante pubblicità, o si arrenda al digitale terrestre di berlusconiana matrice.
Facevo il solito giro di canali: su History Channel il documentario sulla vita di Enzo Ferrari mi sembrava interessante, ma tedioso; tra i film cercavo "Il Divo", intravisto la sera prima; ho trovato invece "Iron Man".
Ecchaallà, ho pensato, la solita boievole trasposizione cinematografica di un fumetto: tutta clichè e effetti speciali, sono tentato di cambiare canale ma una strana voglia di seguire qualcosa di leggero mi vince e rilascio il tastino per travasare la peperonata calda dentro il piatto.
Dopo pochi minuti mi accorgo di scoprire un piccolo gioiellino. Guardatelo questo film, se vi piacciono quelli di supereroi, giacchè è proprio come "Iron Man" che dovrebbero essere i film sui supereoi.


Non caricato di effetti speciali, non frastornante di musiche e colori, segue la comune successione di sequenze che va dalla mutazione dell'eroe, all'eroe che usa i nuovi poteri per cambiare le carte in tavola, con parallelamente l'antagonista che cresce di pari forza e si scontra in duello all'ultimo sangue con l'eroe; ci sono pure il tradimento e la figura femminile di cui innamorarsi, eppure il film disegna la traccia attraverso scene non puramente informative, ma narrative, piacevoli, e verosimili. Il protagonista è uno sbruffone fabbricante d'armi, il suo alter-ego non esiste, è lui stesso sotto un'arma a forma di armatura nata dal suo stesso genio; il cattivo è un socio di affari arrivista, e in ballo c'è la conquista del mondo nella sua forma più quotidiana, quella della guerra e della guerriglia sotto le spoglie dei dissidi dei paesi arabi, attorno cui fiorisce il "pulito" mercato bellico occidentale.
Non mi dite che altri film di supereroi son belli; pure Spiderman s'è fatto harakiri con il terzo episodio... Insomma, guardate Iron Man se avete modo e giudicherete gli altri film del genere con nuovi occhi.
Per concludere, vi lascio invece col cartone animato più tamarro che la storia ricordi, sua signoria tamarra:


i Biker Mice! che sfoggio di cattivo gusto, che metal di sottofondo, che ratti alieni sopra moto intelligenti. che disegni orrendi!!! Come nel gioco natalizio del "numeretto", che prevede di pescare i numeri dal sacchetto della tombola e di proclamare vicitori il numero più basso e il più alto estratti, sarete d'accordo a far vincere come estremo questo particolare numero di fanstascienza che da piccoli spero vi abbia accompagnato. Tremendo, dai. (..!)

martedì 23 giugno 2009

COL SONNO NEGLI OCCHI


Il mattino, quello che segue il risveglio, vi permette di conoscere davvero chi siete . E' vero, sarà fuori, tra le persone, tra le automobili, le piante e le nuvole che ti vi scoprirete a fare delle scelte. Ma allo specchio...volete mettere la mattina, quando sfidando la legge di gravità (che vi schiaccia contro il cuscino, che gioca col vostro baricentro mentre muovete i primi passi lontano dal letto) vi vedete riflesso nello specchio?

Vi specchiate ammaccati dalla notte, ma la verità è che siete appena nati: puri nelle intenzioni, vergini del peccato, qualsiasi preoccupazione rimasta sul pianerottolo di casa o dentro le mutande che ora giacciono per terra, affiora piano come un ricordo lontano. Se il ricordo appesantisce troppo lo stomaco vuoto, vi basta guardare intorno e accorgervi di essere ancora a casa, dove non avete nulla da temere. Ecco, la mattina siete come dei bambini, ingenui e felici, pieni di speranze per il giorno che sarà.

Perchè la mattina fate le vere scelte. Le idee, quelle vengono la sera. Alla sera, spinti dall'esperienza del giorno, dalle chiacchierate, o talvolta dall'alcool, sparate tante balle; tante che se riusciste a mantenere tutte le promesse fatte la sera, non avreste più nulla da desiderare. La sera vi vedete grandi, scorgete grandi speranze e immaginate capaci di tutto, e sareste capaci di fare tutto, se fosse sempre sera e il cervello non smettesse mai di girare, potreste davvero fare di tutto.

Il mattino invece ridete delle promesse fatte la sera prima; il sole vi acceca e la brezza vi sfiora davvero le guance; quelle che vedete sulla strada sono persone vere, fatte di carne e di sentimenti, belli e brutti, e con con le quali dovrete fare i conti prima o poi.

Si può spiegare il fenomeno, che immagino sia condiviso, incolpando l'euforia: è quella che cresce col passare delle ore durante la giornata, e che spesso è capace di lavorare meglio dell'alcool artificiale, e di far chiaccherare parecchio. Staccando la presa per una notte azzerate tutto il sistema, resettate, e quando tutti i rumori si sono spenti, tornate agli ordini della razionalità: siete da soli, con in mano solo le vostre mani, e addosso la ridicola armatura di un pigiamino soffice.


Regna il silenzio; gli uomini e le donne che hanno la fortuna di essere svegli sono di meno rispetto che durante il giorno avviato; allora vi sembra che il mondo esista per essere vissuto solo dai vostri sensi: scoprite di avere un udito quando sentite la tazza sbattere sul tavolo; scoprite la vista se vi fermate ad analizzare un particolare che non avevate mai notato della cucina quando, con lo sguardo fisso, vi accorgete di avere intatta la tazza in mano da un paio di minuti; e scoprite il tatto se vi capita di aver scordato le ciabatte in camera così raccogliete coi piedi la polvere di casa; scoprite l'olfatto quando siete in bagno e scoprite pure che la cena è stata sì, un pò pesante; scoprite il gusto quando l'amaro del caffè vi punge il fondo della lingua. Beete caffè perchè credete sia una cura al desiderio di tornare a schiacciare la faccia tra le coperte, delirio che ogni tanto vi provoca un brivido.

Ma torniamo allo specchio. Ci passereste gli anni allo specchio; trovate divertente osservare qual'è l'immagine che tutti hanno di voi, alla quale, se pure qualche particolare non vi è mai piaciuto, avete finito per affezionarvi.

Studiate i particolari; fate l'amore con le unghie, con il pelo, con i capelli e con la pelle; fate l'amore con voi stessi (vi prego, è poesia).

E lo fate per gli altri, ma lo fate in prima istanza solo per voi, non ci fosse nessuno fuori dalla porta, lo faresti comunque, forse magari solo non sapendo come.

Sei pronto. Manca solo il coraggio di affrontare il mondo. Purtroppo non puoi spalmartelo addosso o distillarlo in piccole dosi orali, ma basterà insiparne un pò nell'aria che gira attorno alla porta di casa. Il letto è rifatto e adesso non mostra la sua magia. Sembra un mobile come tutti gli altri, là nell'angolo. Ti passa di tutto adesso per la testa tranne che di riaprirlo.

Tiro giù la maniglia adesso, e vado fuori.

domenica 14 giugno 2009

PER GUARDARE FUORI E NON VEDERE NULLA


Siamo tutti, chi un pò di più, chi un pò di meno, tutti completamente pazzi: quando la pioggia ci sbatteva incessantemente in testa passavamo gennai e febbrai a sbatterci per uscire di casa e andare all'università,ora che il sole ci sveglia col suo sbadiglio caldo abbassiamo la serranda e ci sediamo a studiare pagine e pagine con la prospettiva di studiarne altre...
Ma non possiamo fare a meno, neanche spinti dal più irrefrenabile senso del dovere, di girar per casa a torso nudo, e affacciandoci di tanto in tanto alla finestra, cercare l'orizzonte e immaginare quella immensa distesa d'acqua fresca che si chiama mare, o immensi prati verdi da esplorare con la testa libera da interrogazioni ed esoneri.
Per rimediare al senso di frustrazione di chi si sente sempre più coglione a sudare sui libri man mano che l'estate avanza, ho pensato al rimedio perfetto: pensare a tutto quanto aborriamo dell'estate. Per questo vi presento l'elenco delle cose più ripugnanti che ci fanno desiderare, tra giungo e settembre, solo che di tornare ad appiattirci il culo sulle sedie scomode dove prende posto la nostra istruzione; a voi disporre questi dispiaceri nell'ordine crescente della repulsione che vi provoca il loro solo pensiero:

a - Prendere la prima insolazione, quando la prima volta al mare uno dice: "Ma tanto la crema non mi serve..." e poi passa la settimana successiva più rosso del Gabibbo

b - Scordarsi il celluare in macchina, quando si è ormai già in spiaggia, e dover risalire tutta la cazzo della spiaggia

c - La sabbia in mezzo alle chiappe

d - Svegliarsi la notte sudati e rendersi conto di non potersi alleggerire ulteriormente se non forse spellandosi vivi

e - Rimanere svegli a sentire il ronzio di quello che sembra un trapano ortodontotecnico, in realtà una cazzo di zanzara

f - Accorgersi di avere un pò troppa "pancetta" per poter figurare a mare di fronte alle amiche...

g - Capire che si sono rotte le infradito

h - Subire un'erezione in costume da bagno (per gli uomini)

i - Avere il costume appiccicato alle gambe

l - Avere l'asciugamano ricoperto di sabbia, praticamente mimetizzato con la spiaggia

m - Fare pic-nic in compagnia in uguale misura dei tuoi amici e delle tue amiche mosche

n - Finire la bottiglietta dell'acqua proprio quando...nooo, ma che palle...

o - Non poter vedere i Simpson su Italia 1

p - Sudare 3 magliette al giorno

q - Doversi depilare più spesso e/o mangiare più raramente (per le ragazze, prevalentemente)

q - Magari lavorare e ritrovarsi a settembre che...no, ma domani ricominciano le lez...ma...porco ...

r - Accorgersi che la sera, nell'Agro Pontino, non c'è proprio un cazzo da fare!

Questi sono solo alcuni incubi estivi; riflettendoci spero di avervi stimolato il sorriso nel tornare a guardare le pagine aperte accanto al vostro pc. Se ve ne vengono in mente altri, condivideteli...questa funziona come terapia di gruppo.

E intanto vi auguro buono studio; se la terapia non dovesse funzionare, fermatevi a pensare che quanto sudate ora, vi servirà magari un giorno a passare inverni tra paesi tropicali e panorami di infinita bellezzam col sol ricordo di gironi passati a nuotare nei libri. Concentratevi sullo studio, mi raccomando.

venerdì 29 maggio 2009

UNA PAGINA BIANCA


Parliamo ancora di libri. Chi ha letto i libri di Zafon conosce quel luogo chiamato "La biblioteca dei libri dimenticati" dove sono salvati volumi destinati all'oblio.
L'altro giorno viaggiavo sopra il 23 per recarmi in mensa, ero solo. Mi preparavo a divorare il libriccino di V.Cerami "Consigli a un giovane scrittore", quando mi cadono gli occhi sul sedile di fronte: ci giaceva abbandonato un libro; mi sono guardato intorno nella speranza di vedere qualcuno sedersi e recuperarlo, ma niente. Nessuno tranne me lo stava notando.
D'un tratto ho capito di essere appena diventato il padrone di quel libro: nelle mie mani c'era il suo destino.
L'ho raccolto: "Il poeta e lo Spazzino", s'intitolava, e l'autore aveva deciso di riassumermi la storia riportando sul retro un esrtratto nel quale lo spazzino in un marcato romanesco affermava di come la spazzattura appartiene a chi la produce ma di come lui salva i libri che sono stati gettati via. Rigirandomelo tra le mani, ho visto le pagine ondulate, come se la carta si fosse inzuppata.
Alla mensa mancavano poche fermate ma io ero appena stato incastato, mio malgrado o per fortuna, nella storia di quel libro, e avevo davanti a me tre possibilità di scelta: attribuirmi il diritto di tenere il libro per averlo salvato e con la presunzione di aver letto un destino scritto per me tornare a casa e scoprire un mondo dentro a quel fascio di pagine bagnate, oppure farmi prendere dalla pena per il legittimo proprietario, povero del libro e che in quel momento magari stesse maledicendo la tua testa di rapa (avrebbe entro poco terminato la lettura, il segnlibro era e 3 quarti dell pagine), e allora cercare in qualche modo di restitutirglielo, oppure infine abbassare gli occhi sul mio libbriccino e far finta di pensare soltanto alla pasta coi broccoli, o alle patatine fritte, e passare davanti il libro non appena l'autobus fosse giunto alla mia fermata.
E' stato un momento magico, mi sono sentito dentro un libro di Zafòn, alle prese con l'oggetto più interessante del mondo.
Se volete sapere cosa ho fatto, beh, io l'ho raccolto e mi sono fatto largo nell'autobus fino al conducente. Mentre il semaforo aspettava di diventare verde, ho spiegato all'uomo l'accaduto e mi sono raccomandato di lasciarlo nel Deposito dell'Atac, dove magari qualcuno sarebbe venuto a reclamarlo.
Non ero rilassato quando sono sceso sul marciapiede: avevo consegnato quell'oggetto del mistero ad un uomo che aveva assunto un'aria scocciata quando si era sentito affibbiato un ulteriore compito, come se combattere con i semafori non fosse già abbastanza per lui, poi per un momento prima che tornassi a sedermi si era rigirato il libro tra le mani e lo aveva poggiato accanto a sè; magari, animato da quella mia stessa curiosità, aveva deciso di fregarselo lui.

Che destino sarà spettato a quel libro-spazzatura che parlava di uno spazzino salvatore di libri, e salvato anch'esso quando ridotto a spazzatura dalla pioggia? Figurerà ora nella biblioteca di quell'autista, o magari accanto la sua tazza del cesso? Egli sarà stato invece onesto e ora quella copia de Il poeta e lo spazzino è tornato nelle mani del legittimo proprietario? O cos'altro?
Ma soprattutto, voi cosa avreste fatto al mio posto trovandovi di fronte un libro che nessuno voleva?

Mi piacerebbe che scriveste una fine per questa storia, o una non-fine. So che la tentazione del ridicolo è forte, ma non abusatene per piacere.
Si insomma, scrivete voi il seguito di questo post, come se io quel giorno non fossi sceso dall'autobus e fossi qui a raccontarvi la storia di quel libro. Sarà divertente, grazie.

P.S.
Il prossimo appuntamento a Termini ce lo diamo davanti a Il poeta e lo Spazzino, libro che magari avete pur letto, chissà.

domenica 24 maggio 2009

UN LIBRO

Ho appena finito di leggere "Il gioco dell'angelo", di Ruiz Zafòn.














Sì, strano.
Parla meravigliosamente, per quello che ne posso sapere io.
Ha creato personaggi indimenticabili, persone di carta a cui mi sono affezionato e che non mi lasceranno, credo.
Ho pianto, non alla fine del libro questa volta come può capitare perchè ci accorgiamo che bisognerà comprare un altro libro, altre volte perchè ripensiamo a tutto quanto abbiamo letto, bensì questa volta ho pianto per quei sentimenti provati dai miei conoscenti di carta, ma più veri che mai grazie a Zafòn.

Strana cosa che sono i libri. Ti lasci rapire dalle loro storie e ne esci arricchito voltando l'ultima pagina; poi rischi di accorgerti che non era la tua vita ad essere vissuta, che tu non hai fatto altro che stare steso sul letto per ore.
E la vita ritorna nelle tue orecchie ricordandoti che devi recuperare quel tempo perso.
Nel mio caso l'ambasciatore di sventura era Daniele con la chitarra da accordare.

Ora resta un dubbio: che ne faccio del libro? La cosa migliore che mi viene in mente è di farlo leggere a qualcuno. Così recita proprio il libro stesso:

"Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi l'ha scritto e di coloro che l'hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza."

Forse sì, mi ha regalato dei ricordi non miei, ma dai quali posso trarre saggezza. Dopo tutto, non andiamo avanti imitando la vita di altri? Ci passiamo continuamente il testimone, ed un libro è un ottimo espediente per far circolare la ricchezza della vita.
Perdonate la filosofia, quello che sto cercando di capire insieme a voi è l'importanza di un libro.

A voi un libro ha mai, se non cambiato la vita, almeno insegnato?

Perdonatemi ancora. Dopo tutto esco da una lettura di Zafòn.
E mi aspetta la preparazione all'esame di matematica.

martedì 28 aprile 2009

IL LAVORO


Questa non è la piazza di san Giovanni il primo di Maggio. E' la previsione per l'abitazione di via rocca priora 33 il prossimo primo di Maggio: stimate ad ora 20 persone a dormire tra amici, amiche, barboni e dispersi o presunti tali. Ai quali sono ancora da aggiungere, se vorranno unirsi alla festa, I MIEI AMICI.

Quindi: APPELLO: chi c'è Venerdì primo? Venite numerosi, incontrateve nella capitale e ascoltate musica a cazzo, che tanto, che ce frega?!! E' A GRATISE!!!

Sicchè voglio che il mio sia un blog informativo, vi riporto la scaletta ufficiale del concerto (cioè, i soliti ragà, ma tanto è a gratise, mi sembra di averlo già detto):


Se beve, se ride, ce se gode la vita e la giovinezza. C'è vasco cazzo...


Penso. Il primo maggio sarebbe meglio se lavorassi. Temo per la mia buona intenzione di arrivare con tranquillità agli esami, subisco il trauma della sessione di Febbraio che mi ha visto a stento sopravvivere alla possibilità di mandare tutto a quel paese.
Il divertimento di marzo e gli amori di aprile mi hanno fatto perdere di vista la domanda, quella che ora che respiro di nuovo il puzzo della metro B mi risale in testa:

E' proprio questo quello che voglio fare?

Voi ragazzi, dove vi vedete tra 5 anni?

Mio nonno mi pone molte domande sull’università, alcune mi mettono in imbarazzo, ad altre rispondo con orgoglio. Lui mi paga la vita e mi dispensa pure consigli; io lo sto ricompensando? Certo ogni giorno mi sento una trottola con tutte le cose che faccio, ma la sera, quando mi lavo i denti, spesso non sputo sangue.
Vado a lezione, studio metà delle cose, mi chiedo se mi piace, e non ho modo di provare a fare altro, alle volte esco. E va avanti così ogni giorno.

Insomma, quanto è questo tempo che abbiamo, ragazzi?
Per quanto ancora potrò essere un ragazzino?

lunedì 20 aprile 2009

QUANDO GUARDI UNA PERSONA


Pierpaolo Capovilla è l'ultimo personaggio ad essermi entrato in testa. Ha il fascino dell'uomo vissuto, misterioso, saggio e intellettuale. Questo è quello che ho percepito a pelle, senza leggere alcuna buografia su wikipedia, che per la cronaca, non c'è.

Sto leggendo il libro di Zafon, "Il gioco dell'agelo", oscuro e intrecciato come "L'ombra del vento"; il protagonista, un uomo solitario che si difende dal destino beffardo scritto per lui con il solo sarcasmo che una vita di miserie di ha insegnato ad affilare, non riusciva a trovare nella mia immaginazione un volto adatto.

Pierpaolo Capovilla ha dato un volto a David Martin, e una voce anche, strascicata, appiccicosa, adatta ad un uomo malaticcio e disperato.



Vi è mai capitato di associare un volto di carne ad un personaggio di carta?



Io lo faccio di continuo. Per non parlare delle voci. Volevo capire se è normale questa cosa, cioè, se è abitudine condivisa.

giovedì 16 aprile 2009

DELLA BAGASSA, DEL TEATRO, E DEL POLIZIOTTO.

Mi riportano il computer a Roma e mi fermo a scrivere.

Sono Jacopo, un vostro amco o conoscente, sono quello che in questo pezzo di terra informatica parla per primo e detta le regole.

Ho traversato il tirreno sotto la minaccia di camerieri partenopei, ho visitato terre lontane e subito la pioggia, ma ho goduto del sole e della buona compagnia. Ho incontrato amici nuovi e poliziotti quando non mi restavano addosso che poche ore di sonno incerto, ma ora almeno so con chi andare a cantare al karaoke. Ho subito la percussione di mille tamburi e il sudore delle chiappe degli amici, ma l'ho fatto per il piacere di un buon rock; ho sognato, spesso.

Tutto questo per arrivare qua, a questa tastiera, per immortalare quei momenti...


L'ape Mayalona è piantata nella sabbia e Fabio le fa la guardia. L'abbiamo comprata coi soldi della spesa quando ci siamo accorti che erano veramente troppi, comprata assieme a dei pacchi di patatine in più.

Tante fotografie le scatta Maria. Perlopiù si gioca col pallone, si suda e ci si riempie di sabbia sarda. C'è il Sole cazzo alla fine. Fanculo le previsoni negative!


E' il mio ultimo giorno qui e un tale Giovanni ci porta in giro per l'entroterra sardo, quello che Niccolò chiama la vera Sardegna: sono immense distese di verde dalle quali emergono colli come baci Perugina, e le distanze tra un paese e l'altro sono incolmabili a piedi; perciò si è in macchina. Sono realtà che non comprendo, Giovanni dice che molti ragazzi che son lì non sognano niente più del bar dove vanno ogni giorno.


Al 45 giri, il locale quello famoso, un ragazzo mi chiede il favore di posargli il vassoio sul tavolo, perchè con le stampelle ha difficoltà. Lo invito a mangiare con me e Désirée.


Ci scappa una chiacchierata di un'ora. E cacchio è uguale a Ugo Coluzzi. Ma fa il poliziotto, e qualche sera andremo a kantare al karaoke.




Che bello il Teatro degli Orrori, che qualità. Mi è dispiaciuto però non sapere i testi delle canzoni, le parole di quel poeta del cantante. E il chitarrista è troppo figo. Ma attore il cantante.


Toh, c'è Andrea a dormire a cosa mia, la stella dei video di Pasquetta. Di Lavinia non ci avevo capito un cazzo, credevo fosse fiorentina e studiasse a Firenze.

Poi quegli idioti di Andrea e Tiziano mi hanno scombinato la camera al momento di andar via, che grandi.







Livio deve ancora tornare per riprendere la borsa.




Eeeeeh così. (sospiro).

lunedì 30 marzo 2009

LA METROPOLITANA DI ROMA


Nella metropolitana di Roma ci passo ogni giorno. Nella metropolitana di Roma ci arrivo correndo di solito, e continuo a muovermici correndo.
Alla mattina non solo solo, mi accompagna, durante la discesa di Rocca Priora, quella decina di minuti di ritardo che non mi lascia fino a quando arrivo in aula (allora può andarti bene e il professore non ha ancora cominciato, o può andarti male e devi camminare quatto tra le sedie per lanciarti sulla prima sedia che trovi libera - e per me aqquattarmi, è molto difficile).
Nelle stazioni metro c'è sempre un gran vento. Tanto che uscito dalla metro ti copri, credi che sia ancora dicembre quando sali le scale, poi esci in superficie e ti devi scoprire di nuovo.
Anche sulle banchine c'è coorente: di solito mi si scompigliano i capelli che tanto accuratamente ho acconciato in quei dieci minuti di ritardo.
Alla banchina c'è sempre o il treno appena arrivato, o un'attesa lunga. Ci sono persone da spiare; ti spiano anche loro, mica no.
Ma quanto prenderei a calci quelle zingare che ogni santa mattina occupano due posti a sedere sulla banchina, con quei poveri bambini in braccio. Gli altri elemosinanti, quelli che suonano, che cantano, mi stanno simpatici invece.
Di solito non trovo posto a sedere; però so che la seconda migliore scelta sono i pali vicino alle porte, sui quali ti puoi abbandonare con tutto il corpo, tuttavia sempre facendo perno su almeno un piede, per contrastare le spinte di accelerazione e deceleraziione di treni.
Se posso leggo; trovo che i giornali gratutiti della metro siano un'ottima idea, molti ragazzi infatti leggono i giornali. Il migliore è Metro, decisamente.
Arrivato a Termini inspiro profondamente e mi getto a capofitto tra la folla di gente dal passo svelto che passa sotto gli archi e gareggia per il primo posto sulle scale mobili; corro sempre appena ho un pò di spazio. Le signore col culo pesante che fanno fermare la salita sulle scale mobili le ammazzerei; quando sono ragazzi ancora di più; spesso ho fatto quelle rampre di scale con buste e plastici e fogli giganteschi, altre volte con in spalla valigie pesantissime.
Gli scalini li faccio a due a due di solito, ma non mi arrischio a fare tanto in discesa, come fa Luigi, giacchè una volta mi sono addobbato sulle scale di Piramide.
Alle volte incontro colleghi. Spesso cerco volti di ragazze carine. a voi capita di ispezionare il pubblico presente? Io quando c'è una comitiva di ragazzi stranieri mi avvicino sempre, e per le bionde che spesso campeggiano nel quadretto e per senir parlare l'inglese. Ogni tanto spero che mi chiedano qualcosa.
Dalla metropolitana di Roma ci esco quando arrivo a Piramide. Lì frequentemente incontro architetti, e il più delle volte ce la si fa a piedi, altre volte col 719. Con il taglio dei fondi all'università abbiamo salutato la linea blu di Roma 3. Ciao linea blu, abbiamo condiviso bei ricordi. Uff.
A Roma gli autisti sono garbati. Tra Piramide e San Paolo sono pure garbatelli. Mica come quei pidocchiosi dei Cotral: dio mio quanti autobus ho perso in cinque anni, quante volte mamma mi ha accompagnato a Latina. E quante volte invece l'ho preso! Ho sempre dormito. Sempre. Ho ascoltato musica, prima sul lettore ciddì e poi su quello emmepitrè. Se non sbaglio è stato tra i miei terzo e quarto anno che la mania degli Mp3 si è diffusa.
Credo che ogni studente dell'agro pontino provi un sentimento di amore\odio per i Cotral. Beh, i pendolari.
Non posso fare a meno di pensare, in questa mai digressione sui mezzi di trasporto - nella quale non cito nè gli aereoplani, nè le droghe pesanti nè tantomeno internet (...con internet ci navighi...-questa non è mia, non è neanhce una battuta, insomma è di J.G.), agli infernali autobus fiorentini: oh se non ti sposti dalla via ti ficcano sotto! Mica decelerano, si limitano a suonare cazzo!
Matteo, Andrea, state attenti agli autisti. Autisti, state attenti a Stefano.
Ciao belli, venitemi a trovare.
Perchè il treno è su tutti il mezzo di trasporto che preferisco. Odio i viaggi in macchina. Troppi ne ho fatti; quante curve, frenate, bleah.
In treno ci leggi.
In treno ci conosci. Una volta ho chiacchierato tutto il viaggio con una signora che mi ha parlato degli studi e dell'impiego di sua figlia. Era quando ero indeciso sulla mia scelta universitaria, e mi ha fatto piacere ascoltare, interrogarmi.
In treno ci ascolti pure. Una volta ho sentito un massaggitore descrivere le sue tecniche massaggiatorie.
In treno ci sogni. Una volta ho passato il viaggio a lanciare sbirciate fugaci sui bei tratti di una ragazza, più grande, che avevo di fronte.

Durante il viaggio verso Firenze ho conosciuto un sacco di architetti con la scusa delle composizione corale di una filastrocca descrittiva del viaggio, in rima AA BB. Molto semplice.

Nella metropolitana di Roma ci devo stare tra 8 ore circa. Che palle.

domenica 22 marzo 2009

PRIMA VERA




Clint Eastwood ci ha lasciato in mano Gran Torino ed è andato a riposare dietro la cinepresa; ci saluta senza far rumore, e noi lo riconosciamo quello sguardo da duro, impassibile, e la pistola impugnata ai tempi di Leone e mai reintascata (se non negli ultimi fototgrammi della sua carriera; si, insomma, alla fine Clint l'ha rifiutata la pistola...!). Bel film.


Pensare che volevo fare un disegno uguale identico a quello che ho trovato su internet; cioè, uguale nei dettagli proprio. incredibile.


Ci credete che c'è chi vuole Eastwood figlio di Stan Laurel, nientepopò dimeno che Stanlio della celeberrima coppia comica?


Cazzate come gli ufo nel cielo? Ultimamente un operaio a Londra ne fotografa un paio. E oggi vedo un documentario che ha dell'assurdo; documentava il tentativo di alcuni studiosi di spiare l'area 51. Voglio dire, come hanno fatto a realizzare il documentario senza finire esiliati/morti o pestati a sangue, il video ridotto in polvere...?


Francesccoh non viene a Roma mai quando lo chiamo, ma lo trovo per caso a Latina, nello stesso istante in cui lui mi trova Sara Pollicino, (un'artistica ndr) lo trova, lì nello stesso locale, ci troviamo.


Livio non ha mai problemi a trovarsi ad un certo giorno in un certo posto; di solito arriva anche un'ora prima. Un sabato noi con Tiziano e Luigi si cucina, e si scoprono ottime polpette di pollo tra le altre cose.

Il pallone che usavo portare appresso me lo hanno sgonfiato dei ragazzi a Testaccio a forza di pallonate; mi piaceva però guardarli giocare, giacchè io non ho mai voluto imparare, mio malgrado, a giocare a pallone.



Ricordo che alle feste di compleanno di Luigi, mentre tutti giocavano a calcio, io portavo le crick crock ai vecchi cani di Luigi, quelli prima di quell'antipatico di Hais, oppure stavo giù nella vecchia cantina, cribbio, in quella cantina ho conosciuto la Playstation, e poi a 10 anni ce l'ho avuta anch'io, e io e Luigi non abbiamo spesso parlato d'altro che di videogiochi.







Gran Torino è stato il primo e ultimo film che ho visto al cinema con Clint Eastwood. E poi, chi cazzo c'ha mai pensato a Eastwood? Alle volte succede di scoprire tardi le cose.



E invece ti ricordi luì quanti PlayPowerStation? E quanti Xmu? Io non li ho mai finiti di leggere. Nessuno proprio.




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